lunedì 6 aprile 2015

Acque profonde - di Miriam Palombi [incipit]

Lo aveva udito chiaramente, questa volta ne era certo. Questa volta non poteva essersi sbagliato.


Il pontile di legno terminava là, davanti alla grande macchia scura che attendeva addormentata tra gli alberi con le sue acque immobili, piatte, profonde.

Si voltò e si diresse verso la piccola casa di legno. Era trascorso un anno da allora. Un anno preciso e adesso era tornato.

Odore di terra bagnata, la sua vita rubata.

“Ed ora cosa vorresti? Qui non c’è più niente che ti appartenga”. E a quelle parole, aveva perso il controllo. Lo aveva colpito.


Si era svegliato non appena il sole era riuscito a oltrepassare il fitto del bosco e a entrare dalla finestra. Nel cuore della notte aveva trattenuto il respiro. Era rimasto nel buio ad ascoltare le piccole gocce d’acqua che picchiavano al suolo. Poi più nulla. Aveva ricominciato a respirare, aveva chiuso nuovamente gli occhi e aveva sognato.

Ora, al suo risveglio, aveva in bocca uno strano sapore dolciastro. Rabbrividendo aveva stretto più forte le coperte attorno a sé.

Nessun commento:

Posta un commento