mercoledì 10 giugno 2015

[Social&Società] - Il potere evocativo delle parole

Il potere evocativo delle parole

a cura di Loriana Lucciarini



…Già, evocativo. Perché ogni parola, al di là del reale significato semantico, acquisisce un significato personale secondo il vissuto di chi le introietta dentro sé.
Ecco, allora, che la parola felicità ha una valenza per una persona e ne ha una diversa per un’altra. Chissà cosa determina l’acquisizione del valore di un termine piuttosto che di un altro, di una parola specifica piuttosto che di un’altra similare, affine. E’ qualcosa legato a ciò che siamo? A qualche ricordo del passato, a qualche persona a noi speciale, a un’emozione collegata? Possiamo amare una parola per un motivo e amarne un’altra per un motivo diverso. Per le stesse ragioni possiamo arrivare a odiarle, alcune parole. Credo che quando entriamo in comunicazione con l’altro dovremmo sforzarci di capire – oltre alle parole – la valenza reale e personale che ognuno di essi dà ai termini che usa.
Possiamo scoprire che “Aggrapparsi”, “Aspettare”, “Accogliere” possono essere terrificanti per chi non ha ancora compiuto un percorso di crescita personale.
Allora, parlando di parole, vi dico le mie, divise per categorie: quelle che spaventano, quelle che si rigettano/si odiano, quelle che si amano/accolgono, quelle dal potere evocativo.


Le parole che mi spaventano: APATIA – GUERRA – VERTIGINE – CIMA – FURIA – LOCUSTA – SPETTRO


Le parole che odio: PREPOTENZA – INTRUSIONE – LADRO – ANNIENTAMENTO – ILLUSIONE – SCHIFO – MATTANZA – DECOMPOSIZIONE – LIQUAME  [continua a leggere qui]

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