VITTIME
Diego
Zucca
La
scena che si presentò agli occhi del commissario Lombardi era
davvero terribile. Il corpo del professor Tebaldi era dietro la
lavagna, mani e piedi legati, la bocca cucita.
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Ora non possiamo più nasconderci. – asserì il preside
dell’Istituto privato Macchiavelli.
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In che senso? – chiese Lombardi, mettendo mano al suo inseparabile
taccuino, compagno di una vita.
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Nel senso che tutto è iniziato con danni agli oggetti. Una bella
“rigata” sullo scooter di Manfredi, la bicicletta di Palmera con
le ruote forate, il quaderno di Antonucci fatto a pezzetti durante
l’ora di ricreazione…
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E nessuno ha visto nulla?
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Come sempre. Nessuno ha visto nulla. – confermò il preside
Franchini.
-
Avete dei sospetti? A me interessa tutto ciò che fa parte della
natura umana, mon cher ami. – cercò malamente di scimmiottare
Poirot.
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Sospetti veri e propri no, questo è un Istituto esemplare.
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Qualche rumeno o nordafricano da dare in pasto alla stampa?
-
Nessuno. All’inizio abbiamo pensato a dei vandali, visto che gli
oggetti danneggiati erano inizialmente all’esterno della struttura,
chiunque poteva introdursi in giardino. Poi dopo il quaderno abbiamo
pensato ad uno dei ragazzi. Ma come può un ragazzo di sedici anni
circa aver ucciso in modo così barbaro il professor Tebaldi, che è
almeno il doppio di qualsiasi studente dell’istituto?
Lombardi
guardò ancora una volta il corpo del professore, la bocca cucita e
assentì.
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