"Fotografia dell’11 settembre"
Wislawa Szymborska
Sono saltati giù dai piani in fiamme –
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
C’è abbastanza tempo
perché si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
Solo due cose posso fare per loro –
descrivere quel volo
senza aggiungere l’ultima frase.
«Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo» (Wisława Szymborska)
Nel 1931 Szymborska si
trasferì con la famiglia a Cracovia, città alla quale è stata
sempre legata: vi ha studiato, vi ha lavorato e vi ha sempre
soggiornato, da allora fino alla morte. Allo scoppio della Seconda
guerra mondiale nel 1939, continuò gli studi liceali sotto
l'occupazione tedesca, seguendo corsi clandestini e conseguendo il
diploma nel 1941. A partire dal 1943, lavorò come dipendente delle
ferrovie e riuscì a evitare la deportazione in Germania come
lavoratrice forzata. In questo periodo cominciò la sua carriera di
artista, con delle illustrazioni per un libro di testo in lingua
inglese. Cominciò inoltre a scrivere storie e, occasionalmente,
poesie. Sempre a Cracovia, Szymborska cominciò nel 1945 a seguire in
un primo momento i corsi di letteratura polacca, per poi passare a
quelli di sociologia, presso l'Università Jagellonica, senza però
riuscire a terminare gli studi: nel 1948 fu costretta ad abbandonarli
a causa delle sue scarse possibilità economiche. Ben presto venne
coinvolta nel locale ambiente letterario, dove incontrò Czesław
Miłosz, che la influenzò profondamente. Nel 1948 sposò Adam
Włodek, dal quale divorziò nel 1954. In quel periodo, lavorava come
segretaria per una rivista didattica bisettimanale e come
illustratrice di libri. Nel 1969 si sposò con lo scrittore e poeta
Kornel Filipowicz, che morì nel 1990. La sua prima poesia, Szukam
słowa (Cerco una parola), fu pubblicata nel marzo 1945 sul
quotidiano «Dziennik Polski». Le sue poesie furono pubblicate con
continuità su vari giornali e periodici per parecchi anni; la prima
raccolta Dlatego żyjemy (Per questo viviamo) venne pubblicata molto
più tardi, nel 1952, quando la poetessa aveva 29 anni. In effetti,
negli anni quaranta la pubblicazione di un suo primo volume venne
rifiutata per motivi ideologici: il libro, che avrebbe dovuto essere
pubblicato nel 1949, non superò la censura in quanto «non possedeva
i requisiti socialisti». Ciò nonostante, come molti altri
intellettuali della Polonia post-bellica, nella prima fase della sua
carriera Szymborska rimase fedele all'ideologia ufficiale della PRL:
sottoscrisse petizioni politiche ed elogiò Stalin, Lenin e il
realismo socialista. Anche la poetessa-Szymborska cercò in seguito
di adattarsi al realismo socialista: il primo volume di poesie del
1952 contiene infatti testi dai titoli come Lenin oppure Młodzieży
budującej Nową Hutę (Per i giovani che costruiscono Nowa Huta),
che parla della costruzione di una città industriale stalinista nei
pressi di Cracovia. Aderì anche al PZPR (Polska Zjednoczona Partia
Robotnicza, «partito operaio unito polacco»), del quale fu membro
fino al 1960. Tuttavia, in seguito la poetessa prese nettamente le
distanze da questo «peccato di gioventù», come da lei stesso
definito, al quale è da ascrivere anche la seguente raccolta Pytania
zadawane sobie (Domande poste a me stessa) del 1954. Anche se non si
distaccò dal partito fino al 1960, cominciò ben prima a instaurare
contatti con dissidenti. Successivamente Szymborska ha preso le
distanze dai suoi primi due volumi di poesie. Dal 1953 al 1966 fu
redattrice del settimanale letterario di Cracovia «Życie
Literackie» («Vita letteraria»), al quale ha collaborato come
esterna fino al 1981. Sulle pagine di questa pubblicazione è apparsa
la serie di saggi Lektury nadobowiązkowe (Letture facoltative), che
sono state successivamente pubblicate, a più riprese, in volume. Nel
1957 fece amicizia con Jerzy Giedroyc, editore dell'influente
giornale degli emigranti polacchi «Kultura», pubblicato a Parigi,
al quale contribuì anche lei. Il successo letterario arrivò con la
terza raccolta poetica, Wołanie do Yeti (Appello allo Yeti), del
1957. Tomba di Wisława Szymborska e dei genitori Dal 1981 al 1983,
fu redattrice del mensile di Cracovia «Pismo». Negli anni ottanta
intensificò le sue attività di opposizione, collaborando al
periodico samizdat «Arka» con lo pseudonimo «Stanczykówna» e a
«Kultura». Si impegnò per il sindacato clandestino Solidarność.
Dal 1993 pubblica recensioni sul supplemento letterario del «Gazeta
Wyborcza», importante quotidiano polacco. Nel 1996 è stata
insignita del Premio Nobel per la letteratura «per una poesia che,
con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di
venire alla luce in frammenti d'umana realtà». Ha anche tradotto
dal francese al polacco alcune opere del poeta barocco francese
Théodore Agrippa d'Aubigné. Le sue opere sono state tradotte in
numerose lingue. Pietro Marchesani ha tradotto la maggior parte delle
sue raccolte poetiche in italiano; Karl Dedecius ha diffuso le sue
poesie in tedesco; il Premio Nobel Czesław Miłosz ha tradotto vari
testi in inglese, seguito poi da Joanna Maria Trzeciak e dalla coppia
di traduttori Stanislaw Baranczak e Clare Cavanagh. La sua più
recente raccolta poetica, Dwukropek (Due punti), apparsa in Polonia
il 2 novembre 2005, ha riscosso uno strepitoso successo, vendendo
oltre quarantamila copie in meno di due mesi. Dopo diversi mesi di
malattia, il 1º febbraio 2012, Szymborska è scomparsa nel sonno
presso la sua casa a Cracovia. Dopo essere stata cremata è stata
sepolta nella tomba di famiglia.
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