lunedì 6 aprile 2015

227 - di Marco Bertoli [incipit]


La targhetta di ottone con inciso il numero della stanza brilla invitante, una promessa di lussuriose delizie.
Il cameriere del Marvellous Hotel mi gratifica di un sorriso complice che non sfigurerebbe nella pubblicità di una marca di dentifricio: il genere di accoglienza riservato ai clienti abituali. Nel chiudermi la porta alle spalle, lo ricompenso con una mancia più abbondante del solito. Dopotutto, credo che questa sia l’ultima volta che mi vedrà.
Ho deciso, infatti, che è opportuno cambiare aria. Se è vero che la vita è una giungla, allora ci sono troppe belve affamate in giro: più salutare frapporre un oceano di distanza tra me e loro. Non sono quello che si definisce un cuor di leone, piuttosto una biscia che sa quando è il momento di strisciare via in silenzio.
Prima, però, devo salutare una persona. È un rischio bello grosso, lo riconosco, tuttavia uno stupido scrupolo da antico gentiluomo mi ha impedito di dileguarmi senza un addio.
Mi guardo attorno, esaminando con cura l’ambiente di cui potrei descrivere a occhi chiusi ogni particolare tanto lo conosco bene.
Il letto, grande e soffice, è pronto a trasformarsi in un sensuale campo di battaglia tra due corpi che cercano di sfuggire all’amara disperazione che li avvelena in fondo all’animo.
Sul comodino di sinistra, una scatola di cioccolatini fondenti della sua marca preferita.
Sul comò, il dozzinale vaso cinese da cui trabocca un mazzo di rose cremisi: il loro profumo satura l’ambiente di erotismo.
Unica nota stonata, il quadro che raffigura una marina sferzata dalla tempesta. La cornice è leggermente storta, un nonnulla che però disturba la mia ossessione per la simmetria.
Serro la mandibola e resisto all’impulso di sistemarla: è così dalla prima volta che sono entrato in questa stanza...

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