Una
vita, tante vite, unite in un unico immenso dolore che ancora oggi
risiede nella mia anima, come un abito lacero cucito sulla pelle che
invecchia.
Fotogrammi
in bianco e nero scorrono nella memoria d’un uomo invecchiato negli
anni più belli, all’ombra nera d’una guerra che recise mille
fiori dai colori di morte.
Un
infame destino rubò scampoli di vita e i sogni di coloro che mai più
videro l’azzurro cielo della terra che li accolse nel grembo
materno.
Scorrono
volti, ancora fanciulli, di uomini non uomini, e donne e bambini,
che ora mi appartengono come figli e fratelli.
Era
una notte d’inverno, sentivo voci soffuse provenire da lontano, tra
la gelida neve e passi ovattati.
Ricordo
solo un freddo che ottenebrava ogni misero pensiero, i miei piedi che
sembravano marmo di ghiaccio ed il mio volto coperto di gelo.
Freddo
e tanto freddo e poi…il nulla.
Non
avevo alcuna cognizione del tempo trascorso e quando mi svegliai ciò
che vidi mi apparve strano come se quel mondo fosse uscito da una
storia ancora mai narrata.
Una
bambina avvolta da un mantello di folta pelliccia nera, girava e
rigirava un pentolone che cuoceva sul fuoco del camino, alimentato da
ceppi. Sentivo nell’aria un odore che mi ricordò la mia casa,
quell’incedere lento di giorni normali che diventavano speciali,
quando eravamo seduti tutti intorno ad un tavolo.
Una
vita, tante vite, unite in un unico immenso dolore che ancora oggi
risiede nella mia anima, come un abito lacero cucito sulla pelle che
invecchia.
Fotogrammi
in bianco e nero scorrono nella memoria d’un uomo invecchiato negli
anni più belli, all’ombra nera d’una guerra che recise mille
fiori dai colori di morte.
Un
infame destino rubò scampoli di vita e i sogni di coloro che mai più
videro l’azzurro cielo della terra che li accolse nel grembo
materno.
Scorrono
volti, ancora fanciulli, di uomini non uomini, e donne e bambini,
che ora mi appartengono come figli e fratelli.
Era
una notte d’inverno, sentivo voci soffuse provenire da lontano, tra
la gelida neve e passi ovattati.
Ricordo
solo un freddo che ottenebrava ogni misero pensiero, i miei piedi che
sembravano marmo di ghiaccio ed il mio volto coperto di gelo.
Freddo
e tanto freddo e poi…il nulla.
Non
avevo alcuna cognizione del tempo trascorso e quando mi svegliai ciò
che vidi mi apparve strano come se quel mondo fosse uscito da una
storia ancora mai narrata.
Una
bambina avvolta da un mantello di folta pelliccia nera, girava e
rigirava un pentolone che cuoceva sul fuoco del camino, alimentato da
ceppi. Sentivo nell’aria un odore che mi ricordò la mia casa,
quell’incedere lento di giorni normali che diventavano speciali,
quando eravamo seduti tutti intorno ad un tavolo.
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