Quell’estate
era stata calda, di quelle che creano un’aspettativa di nervosismo…
di quelle che sai già che succederà qualcosa, e che sarà per forza
una brutta faccenda; sì perché è il caldo che crea agitazione e
tensione, che amplifica le reazioni al peggio, che scolorisce i
confini del male….Così infatti era successo un qualcosa, in quel
quartiere di prima periferia, di quelli tranquilli, composto
prevalentemente da villette singole e pochi piccoli condomini,
caratterizzato dal parco che ne limitava un’estremità mentre
dall’altra c’era la statale che porta al mare…
In
una di quelle strade, quella chiusa, c’erano dunque un condominio
piccolo, con soli sei appartamenti e, dall’altro lato della
strada, una bella villetta. E’ qui che si era consumato il delitto,
dove era stato ucciso un piccolo cane, Regina, in modo inconsueto e
crudele; era stato trovato morto, impiccato alla parte interna del
cancello, ma addirittura prima era stato avvelenato, aveva
dichiarato il veterinario dopo l’autopsia, e naturalmente non si
sapeva da chi…
La
villa era occupata da una coppia di anziani, i signori Lorenzo e
Franca, persone molto socievoli, benvoluti da tutti per la loro
simpatia e semplicità; e nell’altro appartamento dalla loro figlia
Laura, persona dal sorriso aperto ed il facile approccio, dal marito
Luciano del quale non si poteva dire lo stesso, uomo schivo e
taciturno ed il nipote Enzo, il figlio ventiquattrenne, che la
giovane età portava ad essere quasi invisibile nel quotìdiano,
impegnato con l’università e la vita sociale. A loro si era
aggiunto da un anno il piccolo cane , un border terrier, che aveva
sostituito alla morte il loro vecchio cane non di razza.
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