Altrove
Matteo
Pisaneschi
L’attico di casa del ragionier
Banti aveva due finestre.
Una, sulla parete ovest, era in
legno e vetro e due ante, e si apriva sul banale tran tran di via
Veneto.
Dall’altra, sul lato opposto,
Banti avrebbe potuto ammirare l’alba. Avrebbe. E non perché a est
l’edificio si affacciava sulla pineta di Malerba, con i sempreverdi
a fare da coperta al sole nel suo destarsi. L’altra
era dipinta, chiusa e fissa nel suo affresco di bosco al chiaro di
luna. Si apriva cieca, come un occhio di vetro, e altrettanto inutile
se non per una mera funzione estetica.
«Strano», aveva commentato
Banti durante la prima visita, assieme all’agente immobiliare, a
quella villetta in vendita. Avvicinatosi al dipinto, la faccia
schiacciata al muro, Banti aveva notato una minuscola scritta sul
finto serramento.
«Altrove.
Deve essere il titolo dell’opera. Chi è l’autore?»
«Non saprei.» L’agente
immobiliare aveva fatto spallucce. «Magari, con una mano di vernice.
Se vuole.»
«No, mi piace. È particolare.»
Così Banti aveva acquistato
quello per cui aveva - e avrebbe ancora dovuto, visto il mutuo
sobbarcatosi - lavorato anni: una casa sua, infine, a due piani, con
giardino. E un attico orbo. Una menomazione trascurabile, anzi, una
stortura piacevole per lui, ragioniere, sempre incasellato nella
rigidità di numeri e percentuali.
Anche quella sera, un mese dopo
il trasloco, se ne stava immerso nei conti. Era aprile, tempo di
dichiarazione dei redditi. Tempo, per Banti, di straordinari. A casa
e di sera. Mucchi di sette e trenta affollavano la scrivania
nell’attico, ormai il suo secondo ufficio.
La mezzanotte battuta sorda da
una campana lontana lo destò dal torpore matematico. Tirò fuori la
testa da pile di fatture, si stiracchio e sbadigliò.
Fu allora che la vide: una luce,
tremula e fioca, attraversava lenta il bosco di Malerba.
Ladri, forse?
, si interrogò. Ma quando capì, nonostante il depennato pericolo,
rabbrividì: stava guardando attraverso l’altra
finestra.
Inchiodata alle righe mentre velocemente lo sguardo scivolava giù. Eccellente incipit.
RispondiEliminaFranca Riso
Un incipit magnifico! Lo si legge rapiti, incuriosisce. Le descrizioni, dettagli su dettagli, sono scorci tra le righe. Non solo si legge ma si vede e si percepiscono stati d'animo. Un incipit vitale che quasi lo si respira. Grande Matteo, come sempre! Che onore la tua partecipazione a questo concorso :-) Complimenti!
RispondiEliminaMarina Paolucci
confermo che il mio cognome è Pisaneschi e non Piaeschi :P
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSenza ombra di dubbio, Pisaneschi :-) Impossibile a chiunque scrivere horror con il tuo stile. La tua bravura è ineguagliabile.
EliminaMarina Paolucci
Gentile Redazione di Magla, il cognome dell'autore, ora corretto in cima, è ancora sbagliato nel titolo del corpo dell'incipit: appare: Pisaeschi, anzichè PISANESCHI. Manca una "n". E' un nome noto nel genere horror :-)
EliminaMarina Paolucci
Grazie per la segnalazione: cognome corretto. Ci scusiamo con l'autore per il refuso. Magla staff
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione: cognome corretto. Ci scusiamo con l'autore per il refuso. Magla staff
RispondiEliminaGentile Redazione, è stato corretto ill cognome dell'autore nel titolo in grassetto.
RispondiEliminaQuasi corretto invece nella parte sottostante. Sotto al titolo nel corpo del testo
Altrove
Matteo Pisa-eschi. >>>manca una "n", come sopra segnalato.
Marina Paolucci