martedì 4 agosto 2015

[arcobaleno d'inchiostro] - Cave mortem di Lodovico Ferrari [incipit]

Cave mortem
Lodovico Ferrari

L’automobile si arrampica velocemente su per la collina. L’aria tiepida di fine aprile turbina attraverso il finestrino semiaperto. Io la sento appena. Non spingo troppo sull’acceleratore, per ora. Verrà il momento in cui mi ci appoggerò con tutto il mio peso e il motore ruggirà di rabbia. La strada diventa sempre più stretta, l’orizzonte sempre più lontano, la fine sempre più vicina. Lo avevo promesso quando gli anni erano ancora pochi e la prospettiva era lontana. Avevo giurato a me stesso che mi sarei risparmiato una vecchiaia di pannoloni e di sedie a rotelle, di frutta cotta e dentiere. La vita o la si vive appieno, come avevo fatto per i primi settant’anni o deve cedere il posto all’oblio. Non sarei stato di peso per i miei figli e i miei nipoti, non avrei perso la dignità con pappette e dolori. Meglio abbracciare la nera signora camminando sulle mie gambe, anzi, correndo sulla mia auto. Tutto previsto, tutto organizzato. Quattro chilometri ancora e la strada avrebbe abbandonato il guard rail metallico per dare spazio a curve creative a strapiombo sulla roccia. E lì avrei trovato la mia nuova vita, se altra vita ci sarebbe stata, altrimenti il nero, l’oblio, il nulla come prima della nascita.

L’aria comincia a raffreddarsi, merito dell’altitudine. L’auto ubbidisce ai miei comandi e procede indifferente al mio e al suo destino. La sensazione di freddo si accentua. Osservo il finestrino. È chiuso, lo avevo alzato un chilometro prima. E poi me ne accorgo. L’impressione di non essere solo in auto mi colpisce come una secchiata d’acqua gelata.

1 commento:

  1. Un orrorifero incipit! Grande Lodovico! Descrizioni belle e d'effetto. La storia si legge d'un fiato e lascia raggelati, curiosi circa il seguito. Complimenti!
    Marina Paolucci

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