Il
primogenito
Amelia
Baldaro
Guardai
lei con l’amore di sempre anche se il suo volto era ormai devastato
dalla Malattia..
Profonde
occhiaie attorno ai suoi occhi, il pallore delle sue guance ed i
capelli arruffati sparsi sul cuscino, erano per me i segni evidenti
che presto mi avrebbe lasciato, che presto si sarebbe trasformata.
Eravamo sopravvissuti alla Malattia per lunghi mesi da quando il
morbo aveva iniziato a mietere le sue vittime. . Uscivo solo quando
le mie provviste terminavano e la mia, la nostra fortuna, era che
abitavamo vicino ad un supermercato, che riuscivo a raggiungere in
modo veloce e relativamente sicuro. Mia moglie non usciva più di
casa da settimane, o almeno così credevo fino a quando non iniziò a
manifestare i primi sintomi della malattia. All’inizio attribuì
quei sintomi alla gravidanza. Era uno strano gioco del destino il
nostro: avevamo cercato di avere un figlio per anni senza mai
riuscire a concepire, ed ora, proprio quando il mondo intero si
trovava a combattere contro la Malattia, proprio allora ci eravamo
resi conto del bimbo che Elena portava in grembo. Passato il primo
momento di sgomento, iniziammo a gioire per quella nuova vita che
presto sarebbe venuta al mondo, anche se il mondo non sarebbe stato
un posto bello e sicuro in cui nascere. Poi lei mi confessò tra le
lacrime di essere uscita di casa un giorno in cui ero andato a
cercare nuove provviste: voleva solo prendere una boccata d’aria,
voleva solo ritagliarsi la normalità di una passeggiata. Fuori il
sole era quello di sempre ed il calore sulla sua pelle le diede una
sensazione di calore e di euforia. Sarebbe diventata mamma, solo
questo ormai contava per lei e immersa in questi gioiosi pensieri non
si accorse dell’ombra che lenta e incerta si avvicinava. Solo un
graffio, non era stata davvero morsa, ma quel graffio era stato lo
stesso fatale. Non me lo aveva raccontato se non quando ormai i
sintomi erano diventati evidenti.
Non
potevo più aiutarla, nessuno poteva più:
Scorrevole nella tiepida speranza fino al brusco stop finale. Bravissima.
RispondiEliminaUn incipit curioso, che ben si legge e stuzzica la fantasia del lettore.
RispondiEliminaComplimenti per l'efficace costruzione narrativa. Brava Amelia!
Marina Paolucci
Grazie Franca Riso e Marina Paolucci
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