sabato 8 agosto 2015

[arcobaleno d'inchiostro] - STIRPE DI MORTE di Miriam Palombi [incipit]

STIRPE DI MORTE
Miriam Palombi


Suolo consacrato.
Quella terra nera e grassa era stata nutrita per secoli da corpi sepolti in grazia di Dio, ora non appartenevano più a nessuno.
Si trascinò tra le lapidi antiche, come una sorta di ombra.
La sua magrezza era morbosa, la sua andatura malferma a causa di una deformità evidente. La pelle scura era tesa, ogni parte del suo cranio ossuto spiccava con orribile nitidezza, gli occhi, profondamente incassati lasciavano scorgere solo orbite vuote.
Cercava una tomba.
Toccare la fredda pietra gli provocò un brivido lascivo, mentre immagini si proiettarono nella sua mente come lampi nel cielo.
Quando vide la pietra grezza, senza incisione, seppe in ogni caso di essere arrivato.
Corpo secco che aveva perso vigore lentamente, poteva ancora sentire le sue carni consumarsi di una fame nera. Era stato sepolto vivo. Era lui che stava cercando.
S’inginocchiò al suolo, prese una manciata di terra e l’avvicinò al viso, odore acre, odore di cimitero. Iniziò a scavare usando le sole mani, finché le sue unghie annerite non iniziarono a sanguinare. Dopo poco l’intera bara era stata riportata alla luce. I chiodi arrugginiti non opposero resistenza e il legno marcio si sbriciolò come segatura. Quando ebbe scoperchiato la tomba, vide quello che restava di un uomo incredibilmente alto.
Senza la minima esitazione affondò le mani tra le pieghe di stoffa logora. Il corpo aveva subito una sorta di mummificazione, la pelle grigiastra ricopriva le ossa spigolose mentre le dita sembravano contratte in un gesto di difesa. Frugò ovunque senza trovare nulla.
Poi, centinaia d’insetti e larve biancastre uscirono dalla bocca spalancata del cadavere che sembrava in procinto di urlare. Gli scivolarono tra le dita, eccitati da quell’inatteso contatto con della carne viva.

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