domenica 9 agosto 2015

[arcobaleno d'inchiostro] - Canta canarina, canta di Daniele Imbornone (incipit)

Canta canarina, canta
Daniele Imbornone

Una manciata di ore sono passate dal mio arrivo in questa spelonca, e già sento la paura di aver dimenticato il colore del cielo. Al posto della tranquillità che mi aspettavo in questa vacanza in montagna, ascolto la tristezza dell'acqua che gocciola. Ho smesso di contare i suoi ticchettii, ma l'eco è profondo e oscuro e sussulto ogni volta che l'acqua si spegne su una sporgenza di roccia.
Rieccolo! è di nuovo quel rumore metallico. Le orecchie non lo sentono perché ti arriva dritto al cervello e colpisce il cuore. Dopo averti assuefatto col suo stridere minaccioso, smette; ed è allora che senti solo.
La solitudine dura poco; perché lo senti tornare, spesso accompagnato da un urlo.
Non sono sola. C'è Albert affianco a me. Ha la tibia perforata e perde molto sangue. Shon è svenuto poco più in là; anche lui colpito alla gamba destra.
Eccolo! Mi premo le orecchie con le mani, ma tremano e quello sfrusciare di piedi e quel suono metallico mi strappano il respiro, forzando il cuore a battere al loro ritmo.
Ancora non lo vediamo ma scorgiamo il suo fuoco fatuo. Anch'esso ondeggia a ritmo dei suoi passi zoppi. Per noi è un avvertimento: è vicino! Chi ha ancora le gambe intatte scappi dove l'ombra proiettata delle candele non arriva! Sono l'unica in grado di camminare; ma essere in grado e riuscirci sono due cose ben diverse. La paura e una strana eccitazione mi costringono in lacrime a terra.
Il vecchio mi viene vicino, mi guarda e poggia a terra qualcosa. Il buio non cela il mio disgusto per quelle rughe intricate e quegli occhi piccoli e inespressivi. Tra i denti ha un fiammifero che non si spegne mai.
Lo passa da un angolo della bocca all'altro, sempre, ghignando.

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