domenica 9 agosto 2015

[arcobaleno d'inchiostro] - SILENZIO RADIO di Marco Vecchi (incipit)

SILENZIO RADIO
Marco Vecchi


Ci hanno informato che dal complesso lunare non si hanno comunicazioni da 12 ore. Adunata immediata e dalla stazione orbitante abbiamo raggiunto la Luna in quattro ore. L’area di atterraggio è libera e i piloti non rilevano attività.
Nella stiva i due mezzi che ci trasporteranno sono pronti. Noi del team anche. Dodici elementi delle forze speciali addestrati ad azioni anche in assenza di gravità. Ci divideremo in squadra Rossa, che si dirigerà verso l’impianto minerario e in squadra Blu, che farà meta nel settore tecnico. Il capitano Mosshart, che comanderà la squadra Rossa, ha dato disposizioni di recuperare il personale civile che riusciremo a trovare.
Il segnale di apertura portelli si accende e nel giro di un minuto i mezzi escono dalla navetta.
Il sergente Kerr, a comando della squadra Blu, imposta il driver automatico per l’aggancio al portale d’accesso, si volta e alza un pollice, riceve cinque confermare che siamo pronti all’azione.
Le connessioni del mezzo si attivano, i sensori registrano condizioni normali all’interno, il protocollo vuole che le armature siano in ogni caso isolate. Il portello si apre e accediamo alla camera d’inserimento. Ci schieriamo in quell’angusto spazio ed entriamo alla struttura vera e propria.
Il corridoio è debolmente illuminato, solo qualche luce è rimasta in funzione. Segni di lotta e macchie di sangue deturpano l’immacolato chiarore delle pareti. Procediamo fino al primo incrocio dove il panorama è identico a quello che ci ha accolto. Il sergente Kerr contatta Mossahart e lo informa della situazione.
Capisco che la comunicazione non è chiara perché vedo il sergente premere freneticamente i tasti sulla corazzatura dell’avambraccio, quando si accorge che lo fisso mi fa cenno di controllare la mia porzione di perimetro. Dopo pochi secondi da l’ordine di dirigersi verso la sala controllo.
Ci muoviamo serrati, cerchiamo di assorbire più informazioni possibili dall’ambiente che ci circonda e nessuna ci fa pensare di trovare qualcuno in vita, anche se di corpi non ne abbiamo ancora trovati. Appena entrati in una grande sala, i due che precedono il gruppo si bloccano e si inginocchiano, Kerr vola alle loro spalle e fa segno a noi dietro di chiudere i centottanta gradi posteriori. Il sergente chiede cosa hanno visto, la parte che stanno osservando è completamente buia. Movimento riferiscono. Interminabili secondi passano senza che nulla accada e all’ordine di muoversi si scatena l’incubo.
Sembrano sbucare dal nulla. Spariamo agli aggressori creando un muro invalicabile tra noi e loro. Reazione rapida. Abbattere tutto ciò che si avvicina. Pura sopravvivenza e basta.
Quelli che ci stanno attaccando sono gli abitanti della base lunare, o almeno quello che sono diventati.
Visi distorti e tumefatti, occhi sporgenti e vesciche nere sparse sulle parti di corpo visibili tra le tute e i vestiti laceri. Lanciano grida e si scagliano su di noi con una furia animalesca. Sono troppi e solo ora capiamo che alcuni anche dopo essere stati colpiti si rialzano e continuano l’attacco, anche senza avere più la possibilità di muoversi in maniera coordinata. Il soldato alla mia destra viene trascinato a terra da due che erano strisciati fino ai suoi piedi, cerco di farlo rialzare mentre lui scalcia in preda al terrore, il suo serbatoio di munizioni è scarico. Il sergente e altri due riescono ad aprirsi un varco e mi trascinano via mentre l’orda assassina si avventa sui nostri due commilitoni.

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